mercoledì 23 marzo 2016

SINDACATO SINDACALE

Non sono bastati gli scandali sui compensi  dei dirigenti CISL per scuotere quell’organizzazione dalla sua politica sindacale di firmaiola al di là di qualunque mandato ricevuto dai lavoratore.
Purtroppo non ci sorprende la posizione della CISL in Fondazione Arena.
A Verona è come se l’Amministrazione Tosi avesse costituito un proprio sindacato.
Dal Comune di Verona è da anni che ciò avviene, la CISL firma tutto ciò che gli viene proposto dall’Amministrazione, a prescindere.
E’ avvenuto nel 2009 con il trasferimento dei 300 lavoratori delle Mense all’AGEC. Salvo poi far rientrare in Comune (l’unica dei 300) il proprio rappresentante sindacale.
Lo ha fatto nel 2012 firmando un intesa (pre-intesa!!!) sulle scuole materne senza e contro il mandato dei lavoratrici e lavoratrici, le quali fortunatamente sono riuscite con voto assembleare a scardinare tale intesa e grazie ad altri sindacati  promuovere poi le cause individuali contro il Comune.
Lo ha fatto nel giugno 2013 in minoranza con l’accordo decentrato contro il volere della maggioranza della RSU. 
E’ successo nel giugno 2015 quando, contro la volontà dei lavoratori e rompendo l’unità sindacale, hanno firmato un accordo sulla Polizia Municipale (insieme con CGIL). Fortunatamente bocciato dai lavoratori.
Avviene ad ogni trattativa, immancabilmente.
Forse sorprende il continuo traballare della CGIL, l’incertezza, il suo rincorrere la linea CISL.
La scusa per sganciare certe logiche sindacali è sempre mascherata da una buona e sacro santa ragione: il salvataggio dell’unità sindacale, il presupposto che la spaccatura spacchi.
Ma se l’unica unità certa per qualche sigla è con al controparte, è un dovere per un sindacato isolare quella sigla e smascherarla.
Lo schifo ulteriore di tutta questa faccenda è che di sindacato ce ne assoluto bisogno, forse mai come questo momento di crisi per tutelare e difendere il lavoratori e le lavoratrici dalla finanziarizzazione del lavoro, perfino della cultura.
Riproviamo a farlo, il sindacato,  dal basso, smascherando la sua deformazione clientelare.

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